Con l’espressione “Gender Pay Gap” si intende il divario retributivo di genere, ovvero la differenza di retribuzione tra uomini e donne, a parità di ruolo e mansione.
La questione del divario salariale tra uomo e donna è ormai cosa nota ma, purtroppo, i conti continuano a non tornare; basti pensare che, a seguito dell’emergenza sanitaria, la forbice è addirittura cresciuta. Diamo, dunque, uno sguardo agli ultimi dati relativi al gender pay gap.
Gender gap: il rapporto di AlmaLaurea
I dati parlano chiaro: le donne studiano di più, tant’è che si laureano prima e meglio, ma a fronte di ciò fanno più fatica a trovare lavoro rispetto agli uomini. Come se non bastasse, una volta entrate nel mondo del lavoro si ritrovano a guadagnare in media il 20% in meno rispetto ai colleghi maschi. Questo è quanto emerge dal primo rapporto tematico di genere realizzato da AlmaLaurea, a seguito di un’indagine che ha coinvolto circa 1 milione di laureati.
Non si è registrata alcuna inversione di tendenza nemmeno a seguito dell’emergenza epidemiologica: nel quarto trimestre 2021, infatti, le richieste di curricula sono state 193mila per i laureati e 152mila per le laureate.
Il paradossale destino delle donne: prime per istruzione, ultime per il mondo del lavoro
Un noto proverbio recita “gli ultimi saranno i primi” ma quando si parla del passaggio delle donne dal mondo dell’istruzione a quello del lavoro, il paradigma viene completamente rovesciato e, così, da prime le donne si ritrovano ultime. Questo dato è frutto dell’analisi condotta dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea che ha preso in esame le performance (scolastiche e universitarie) femminili e maschili. Dalla ricerca è emerso che:
- Voto medio di diploma: 82,5/100 donne – 80,2/100 uomini
- Esperienze di tirocinio curriculare: 61,4% donne – 52,1% uomini
- Esperienze di lavoro durante gli studi: 66% donne – 64% uomini
- Mobilità studentesca: 11,6% donne – 10,9% uomini
- Conclusione percorso di studi: 60,2% donne – 55,7% uomini
- Voto medio di laurea: 103,9/110 donne – 102,1/110 uomini
Insomma, sembra chiaro che l’origine del gender gap non sia legato a fattori riguardanti l’istruzione, settore in cui le donne primeggiano anche in maniere piuttosto evidente. Perché allora quando ci si trova a dover fare i conti con il mondo del lavoro lo scenario cambia radicalmente?
Donne e lavoro: vince la discriminazione
Concluso il ciclo formativo, arriva il momento di affacciarsi al mercato del lavoro ed è proprio qui che cominciano i problemi per le donne e che le differenze di genere emergono in tutta la loro drammaticità. Affidiamoci ancora ai dati (raccolti a cinque anni dal conseguimento del titolo) che ben descrivono lo scenario:
- Tasso di occupazione laureati di primo livello: 86,0% donne – 92,4% uomini
- Tasso di occupazione laureati di secondo livello: 85,2% donne – 91,2% uomini
- Lavoro autonomo laureati di primo livello: 7,5% donne – 11,6% uomini
- Lavoro autonomo laureati di secondo livello: 20,2% donne – 21,8% uomini
- Lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato per laureati di primo livello: 64,5% donne – 67,4% uomini
- Lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato per laureati di secondo livello: 52,2% donne – 59,1% uomini
Per le donne, invece, sono maggiori i contratti a tempo determinato.
Gender pay gap: le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini
Come anticipato, il gender gap si conferma, e addirittura si acuisce, per quanto riguarda le retribuzioni. In particolare, gli uomini (a cinque anni dalla laurea) percepiscono in media circa il 20% in più rispetto alle donne:
- Stipendio medio laureati di primo livello: 374€ donne – 1.651€ uomini
- Stipendio medio laureati di secondo livello: 438€ donne – 1.713€ uomini
A questi si aggiunge un altro dato piuttosto allarmante: sono soprattutto gli uomini a occupare ruoli di alto livello, ossia di tipo imprenditoriale o dirigenziale, e ad elevata specializzazione (cioè per i quali è richiesta almeno una laurea di secondo livello).
Gender gap e covid-19
A peggiorare un quadro già di per sé preoccupante, ci ha pensato l’emergenza epidemiologica: il nuovo rapporto del World Economic Forum sulle diseguaglianze di genere ha evidenziato come il perdurare della situazione di crisi stia avendo un forte impatto sul fronte della parità tra uomo e donna.
La pandemia ha fatto crollare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il problema “Covid nel mondo del lavoro”, infatti, è stato principalmente femminile. Elemento che trova spiegazione in due ragioni principali: da una parte, le donne sono maggiormente occupate nei settori colpiti direttamente dalla pandemia (si pensi ai servizi, al turismo, alla ristorazione); in secondo luogo, la crescente necessità di cura tra le mura domestiche, come quasi sempre accade, si è scaricata in larga parte sulle loro spalle.
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