L’intelligenza artificiale rappresenta una delle più importanti opportunità economiche dei nostri tempi, al punto che potrebbe offrire un contributo di ben 15.700 miliardi di dollari al PIL mondiale entro il 2030, secondo PwC (PricewaterhouseCoopers è un network di professionisti impegnati a dare risposte innovative e di qualità a problematiche complesse. Forniscono una vasta gamma di servizi in modo integrato e multidisciplinare). Eppure l’adozione commerciale dell’IA da parte delle aziende è oggi al di sotto delle aspettative, a causa di una serie di fattori tra cui la mancanza di competenze e strumenti, i vincoli imposti dai fornitori e la mancanza di fiducia da parte delle aziende. Al contrario, mentre fino a poco tempo fa il maggiore ostacolo erano le resistenze di tipo culturale, oggi si stanno facendo progressi su questo fronte grazie al lavoro compiuto dagli “esploratori”. Il 2020 potrebbe essere l’anno della svolta: un nuovo report di IBM, From Roadblock to Scale: The Global Sprint Towards AI, mostra che, sebbene ci sia ancora del lavoro da fare, i recenti progressi dell’AI sul piano tecnologico, gli sforzi per la formazione e riqualificazione delle competenze e altri fattori stanno creando le condizioni per un vero e proprio decollo dell’intelligenza artificiale.
IBM ha intervistato 4514 decision maker di aziende di tutte le dimensioni attive in tre regioni del globo – Stati Uniti (1.003), Unione Europea (2.509) e Cina (1.002) – per esplorare gli ostacoli principali all’adozione dell’AI e le strategie di implementazione che le aziende di qualsiasi dimensione prevedono di adottare a partire da quest’anno. Secondo lo studio, l’adozione dell’IA vedrà una crescita esponenziale nei prossimi 18/24 mesi, raggiungendo addirittura l’80/90% delle aziende.
I risultati del sondaggio consentono di fare un’analisi approfondita di come i tassi di adozione siano ripartiti per settore e area geografica, come la tecnologia sia stata implementata (e da chi) definendo con precisione quali siano i blocchi che impediscono di vedere questa tecnologia di trasformazione implementata su larga scala. La maggiore preoccupazione dei leader globali delle aziende è la mancanza di competenze in materia di IA. Questa carenza è un ostacolo alla diffusione dell’IA nelle aziende, come lo sono anche le notevoli quantità di dati da analizzare che attualmente rimangono un problema difficile da risolvere.
Dai risultati del sondaggio è emerso che i principali ostacoli all’adozione dell’IA sono tre:
- Il 37% degli intervistati considera la limitata competenza o conoscenzadell’intelligenza artificiale il principale ostacolo all’adozione dell’IA
- il 31% è preoccupato dall’aumento della complessità dei dati
- il 26% dalla mancanza di strumentiper lo sviluppo di modelli di IA.
Un altro fattore è la limitata esperienza con queste tecnologie, che risulta essere un ostacolo importante per le aziende che sono ancora nella fase esplorativa, mentre l’aumento della complessità dei dati e il vendor lock-in sono i maggiori problemi che riscontrano le aziende che stanno già implementando l’IA nei loro processi.
Le aziende stanno accelerando il loro uso dell’intelligenza artificiale sia come esplorazione che come applicazione effettiva in tutti i settori e le aree geografiche.
Dallo studio emerge infatti che:
- La maggior parte delle aziende globali ha utilizzato l’IA nel proprio business (34%) o sta accelerando le fasi esplorative con l’IA (39%);
- Il 45% delle grandi aziende con oltre 1.000 dipendenti sta adottando l’IA contro il 29% delle aziende che invece sono costituite da meno di 1.000 dipendenti;
- A livello globale il 22% degli intervistati ha dichiarato di non utilizzare o di non esplorare l’uso dell’IA.
Le aziende globali prevedono di aumentare gli investimenti nelle aree principali dell’IA nel 2020. Gli investimenti che saranno effettuati nei prossimi 12 mesi saranno così distribuiti:
- Soluzioni di IA proprietarie: 35%
- Applicazioni off the shelf: 34%
- Strumenti off the shelf per costruire i propri modelli di IA: 33%
- Riqualificazione e sviluppo della forza lavoro: 33%
- Integrazione dell’IA nelle applicazioni e nei processi attuali: 28%.
- Ricerca e Sviluppo: 26%.
I principali utilizzi dell’IA
Poiché l’uso della tecnologia riduce i costi di esecuzione di compiti ripetitivi, aumenta nettamente il valore delle restanti funzioni mission-critical, in particolare per compiti che richiedono capacità intellettuali e caratteristiche come buon senso, giudizio, intuizione, creatività e capacità di elaborare il linguaggio naturale. I professionisti delle aziende che attualmente implementano l’IA segnalano i 5 principali modi in cui la loro organizzazione utilizza l’IA come:
- Sicurezza dei dati (36%)
- Automazione dei processi (31%)
- Assistenti virtuali / chatbot (26%)
- Ottimizzazione dei processi aziendali (24)
- Analisi dei dati dei sensori (Internet of Things) (24%)
Mentre le esigenze aziendali e la pressione della concorrenza stanno guidando l’adozione dell’IA in tutte le aziende intervistate, ci sono differenze sulla valutazione dell’importanza di fattori come la leadership e la cultura aziendale. Chi ha implementato l’IA è più propenso a considerare la leadership (41% vs 28%) e la cultura aziendale (39% vs 29%) come elementi guida all’adozione dell’IA. Tra le aziende che stanno attualmente esplorando l’IA, solo il 41% afferma che il personale non tecnico sta lavorando con l’IA: si tratta di un parametro importante per capire se le aziende stanno andando oltre la piccola sperimentazione e verso la piena integrazione della tecnologia. Tra le aziende che hanno già implementato l’IA, infatti, oltre due terzi riferiscono che sta lavorando direttamente con l’IA anche il personale non tecnico. Per quanto riguarda la fiducia, il 78% degli intervistati in tutti i paesi intervistati afferma che è molto o molto importante potersi fidare del fatto che i risultati della propria IA siano equi, sicuri e affidabili. Essere in grado di spiegare come l’IA è arrivata a una decisione è universalmente importante (83% degli intervistati a livello globale), ma è particolarmente importante per coloro che attualmente utilizzano l’IA (92%) rispetto a quelli che stanno esplorando (75%).
“Riconoscere le merci e metterle in ordine in modo automatico, scartare i prodotti difettosi o segnalare danni ai macchinari prima che gli esseri umani siano anche solo in grado di prevederli”: tutto questo e molto di più è quanto può fare l’intelligenza artificiale nelle aziende, mettendo in rete tra loro i dati, interpretandoli e generando da questi in modo indipendente nuova conoscenza. Come si può gestire concretamente e in modo efficiente questi sono stati i punti discussi durante il 12° Forum Internazionale di Meccatronica, che si è svolto per la prima volta in Alto Adige. IDM Alto Adige ha organizzato il Forum insieme a partner bavaresi, dell’Alta Austria, della Svizzera e delle regioni partner dell’Euregio, il Tirolo e il Trentino. Le aziende che vogliono lavorare in modo intelligente ed efficiente e accrescere in modo persistente le loro prestazioni economiche, puntano sull’intelligenza artificiale e su tecnologie messe in rete tra loro, ossia sull’”Internet of Things”. Nella cosiddetta industria 4.0 i macchinari, le interfacce e i componenti comunicano tra loro – dal robot di produzione allo stoccaggio e fino al microchip – e si scambiano i loro dati. Attraverso questa connessione vengono raccolte grandi quantità di dati, dai quali il sistema impara autonomamente sviluppandosi in modo continuo. Così questo sistema intelligente è in grado di ottimizzare i processi di produzione o di organizzare la manutenzione dei macchinari in modo previdente, ma anche di prevedere i futuri volumi di vendite e pianificare meglio le capacità. Questa moderna rivoluzione industriale e le relative sfide e chance per le aziende sono state al centro dell’IFM. Il Forum si svolge dal 2005, a rotazione in Germania, Austria e Svizzera e coinvolge dei network del settore meccatronica che comprendono all’incirca 640 aderenti tra aziende e istituzioni dei Paesi coinvolti. Con l’industria 4.0 è stato scelto un tema che è attualissimo ed estremamente importante anche per le aziende altoatesine e di cui si devono occupare non soltanto le grandi imprese, ma anche quelle piccole e medie che vogliono prepararsi alle sfide del futuro. Durante il convegno sono stati illustrati i diversi aspetti dell’intelligenza artificiale e dell’industria 4.0 ponendo l’accento sull’importanza del tema: «Colui che non capisce le regole dell‘Internet of Things, non capirà il suo futuro», ha sottolineato nel suo intervento Otto Schell, direttore del Diplomatic Council Otto Schell Institute for Digital Transformation di Innsbruck. Secondo Benjamin Schwärzler, CEO dell’azienda viennese Tablet Solutions, l’intelligenza artificiale offre enormi potenzialità per i processi di produzione industriale, servizio e montaggio. «Ignorare questi vantaggi comporterebbe non solo enormi costi opportunità ma anche, nel lungo periodo, un evidente calo della competitività», ha specificato Schwärzler, che lo scorso anno ha vinto il concorso Startup del Forum Internazionale di Meccatronica con la sua idea di un software intelligente che digitalizza l’intero processo di elaborazione degli ordini. Paolo Traverso, direttore del centro ICT della Fondazione Bruno Kessler, ha raccontato che la fondazione ha dedicato l’intero anno all’intelligenza artificiale in tutte le sue sfaccettature e organizzato diversi eventi su questo tema.
Nel panorama manifatturiero italiano dell’Industria 4.0, acquista rilevanza il concetto di ‘meccatronica’. Con questo termine si indicano nuove tecnologie, il cui utilizzo richiede lo sviluppo di professionalità che possiedano competenze eterogenee. La meccatronica è una branca interdisciplinare della tecnologia, che unisce le materie di elettronica, informatica e meccanica. Il termine è stato coniato nel 1971 dal giapponese Tetsuro Mori della Yaskawa Electric Corporation, in riferimento al lavoro svolto nella sua azienda di prodotti elettromeccanici. Dopo un periodo iniziale in cui la parola meccatronica era circoscritta a questo solo significato, il termine ha poi acquisito più ampio respiro. Questo perché si è sviluppato un numero crescente di tecnologie meccaniche integrate con componenti elettroniche e sistemi di controllo informatico, che necessitavano di una definizione propria. Il mercato richiede sempre più prodotti che combinino meccanica ed elettronica, e che siano allo stesso tempo dotati di un sistema di controllo, come avviene nella domotica (automazione di macchine industriali), nella componentistica di autoveicoli e ovviamente nella robotica, in tutti i suoi possibili utilizzi: industriale, medico, ludico, etc.
Ciò esige la presenza di personale qualificato che sia in grado di operare con queste tecnologie. Nel campo lavorativo, Secondo i dati diffusi a dicembre da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, il 2018 è stato un anno decisamente positivo per questi settori. I dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa indicano come la produzione è cresciuta a 6.900 milioni di euro, segnando un incremento del 13,4% rispetto al 2017. Un aumento di questo tipo indica la necessità di maggiori figure professionali che abbiano sviluppato competenze tecniche precise, ne consegue un vero e proprio appello ai meccatronici. Durante il convegno “Impresa 4.0: oltre super e iper ammortamento”, promosso nell’ambito dell’annuale open house alla Dmg Mori Italia di Brembate Sopra è stato infatti promossa tale esigenza. In quest’occasione Gianluigi Viscardi, presidente del Cluster tecnologico nazionale Fabbrica Intelligente, ha affermato che “è necessario passare “da industria pesante a pensante. […] Alla base della rivoluzione 4.0 c’è la meccatronica. Tutto è cominciato quando abbiamo iniziato a dare l’intelligenza al ferro e ad analizzare i dati. Questo ha determinato un cambiamento delle competenze richieste agli operatori, che devono essere in grado di far diventare “intelligente” un pezzo meccanico, applicando ciò che oggi chiamiamo Internet delle cose. Ci stiamo adoperando per sviluppare la fabbrica intelligente, attraverso open innovation tra piccole, medie e grandi imprese, insieme a università ed enti di ricerca”.
Fondamentali in Italia sono gli sforzi protratti dal Miur e dal progetto Impresa 4.0, che hanno dato luogo a collaborazioni tra enti di ricerca, università, aziende private e altri istituti, per lo sviluppo di strategie in grado di far crescere il valore competitivo nazionale in campo tecnologico. Motore primario è la formazione: le competenze che vanno sviluppate per lavorare con prodotti di meccatronica sono molteplici, e spaziano dall’informatica all’elettronica, anche se a seconda dell’azienda e del settore alcuni requisiti risultano più importanti di altri. In generale è necessario acquisire una conoscenza relativa ai sistemi meccatronici e al loro assemblaggio, che consenta alla figura tecnica di identificare elementi di incertezza all’interno dei processi, integrare robot, utilizzare sensori complessi. Per quanto riguarda l’informatica sono fondamentali invece competenze in materia di PLC, comprendendone configurazioni specifiche e modalità di relazione con macchinari e componenti robotiche, oltre che in materia di programmazione, per sviluppare software di gestione dei macchinari. A fornire queste competenze, cui bisogna aggiungere quella della manutenzione, provvedono istituti di formazione secondaria superiore (periti tecnici elettronici, informatici, meccanici), ITS, università di ingegneria meccanica o corsi specializzati di meccatronica. I rapidi cambiamenti nel mercato del lavoro e delle tecnologie impongono lo sviluppo di figure professionali con competenze adeguate ai nuovi standard. Per questo è importante che le scuole abbiano a disposizione gli strumenti adatti per l’educazione STEAM e alla robotica, così da essere pronti per le professioni che verranno.
Meccatronica ad alto tasso d’innovazione (e d’esportazione)
Il cuore industriale della meccatronica è in costante crescita. Tra il 2015 e il 2017, il numero delle società di capitali attive nel settore è cresciuto del 32,8%, passando da 23.359 a 31.021 imprese. Nello stesso periodo sono cresciuti i dipendenti (883.082, +23,8% rispetto al 2015), mentre il fatturato complessivo è balzato del 42,4%, superando i 270 miliardi di euro. I dati che disegnano un settore in fermento sono un’anticipazione dell’ultima edizione del rapporto Antares Il cuore industriale della meccatronica in Italia. Il rapporto misura anche un aumento, nel periodo osservato, del valore aggiunto che la diffusione di tecnologie della meccatronica negli impianti di produzione ha portato in tutti i settori industriali, che a livello nazionale passa da 50 a 70 miliardi. Le regioni i cui tessuti industriali più beneficiano degli investimenti in meccatronica sono la Lombardia (19,1 milioni di valore aggiunto), l’Emilia Romagna (12,5 milioni), il Piemonte (11,3 milioni) e il Veneto (8,6 milioni). L’aumento della produttività media per dipendente, che passa da 69.546 a 80.254 euro, permette poi di dare una lettura interpretativa della crescita del settore nell’ultimo triennio. «Il Piano Industria 4.0 messo in campo dal Governo ha avuto sicuramente un ruolo in questa dinamica – spiega Alessandro Dardanelli, ricercatore del centro Antares che ha curato il rapporto insieme a Lorenzo Ciapetti, direttore del Centro –. L’aumento della produttività media di circa 10mila euro per dipendente è l’effetto della diffusione delle tecnologie dell’industria 4.0, capaci di generare processi di produzione automatizzati ed efficienti. La meccatronica è per definizione permeata di industria 4.0: incentivare questo tipo di innovazione significa incentivare il settore della meccatronica e i dati lo dimostrano». Lo studio del centro Antares si concentra solo sulle società di capitale che ricadono nel settore della meccatronica (secondo i codici Ateco) presenti nel database Aida, la metodologia esclude quindi realtà piccole e aziende individuali. «L’aumento del 32,8% del numero di imprese di capitali misurato nel triennio a criteri di selezione invariati – spiega Dardanelli – ci dice quindi che sono nate nuove imprese o che sono diventate società di capitale imprese che prima non lo erano: questo tipicamente è indice di rafforzamento di un settore». Un settore fatto sempre più di imprese che, avendo buone prospettive industriali, decidono di aprirsi al mercato dei capitali per supportare la crescita. Come altri settori in Italia, anche quello della meccatronica deve fare i conti con la mancata corrispondenza di competenze tra domanda del mondo del lavoro e offerta di personale dotato di una formazione tecnica avanzata. I dati emersi illustrano la mancanza di sufficienti risorse umane da inserire nelle aziende, nonostante gli sforzi rilevanti profusi dal sistema Confindustria in collaborazione con gli istituti tecnici, gli Ifts e le università. In un quadro a lungo termine i dati sembrano confermare il momento positivo della meccatronica italiana, nonostante questo però risulta necessario che le imprese non perdono l’attitudine a innovarsi: è fondamentale saper capire e adeguarsi velocemente alle repentine mutazioni della domanda del mercato, alla continua ricerca di prodotti sempre più avanzati, in grado di dialogare tra loro, interagendo per massimizzare le proprie prestazioni o quelle del sistema o servizio in cui sono collocati.
Il futuro della meccatronica in Italia
Secondo una ricerca degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, il futuro è la meccatronica in Italia. Quasi quattro aziende su dieci, infatti, hanno messo in preventivo nel loro budget 2019 investimenti in innovazione, digitalizzazione e automazione superiori a quelli dello scorso anno. Un indicatore importante che dimostra la buona salute di cui gode il settore metalmeccanico in Italia. D’altra parte quello della meccanica è il distretto industriale italiano, insieme a quelli alimentare e del vino, che hanno battuto la crisi, mettendosi più in luce per l’espansione di margini e fatturato. Un comparto tra i più importanti nel nostro Paese che occupa circa 1.600.000 addetti, risultando così il secondo in Europa dopo la Germania, produce ricchezza per circa 100 miliardi di euro, esporta beni per 200 miliardi e l’attivo del suo interscambio (60 miliardi di euro) contribuisce al totale riequilibrio della bilancia commerciale italiana. Il trend di crescita del settore metalmeccanico in Italia è in costante aumento, nel 2019 la quota destinata agli investimenti 4.0 è infatti aumentata del 2,6% a fronte dell’1,9 che era emerso dalla precedente rilevazione. Inoltre l’aumento delle risorse per l’innovazione riguarda maggiormente le grandi imprese (+4,8%) e le medie imprese (+3,2%), mentre appaiono meno ricettive le grandissime imprese (+1,9%). Le aziende sentono la necessità di investire per la produttività, primo motore di crescita e l’unico modo per rimanere competitivi a livello nazionale e globale. È quello che d’altra parte impone oggi la quarta rivoluzione industriale. L’industria 4.0 sarà sempre più automatizzata, una realtà in cui operatori, macchine, componenti e sistemi saranno interconnessi in tempo reale e potranno comunicare e collaborare con una totale interconnessione tra diverse tecnologie e diversi device.
Meccatronico e legge
Meccatronica è la nuova realtà industriale che riunisce, facendole interagire tra loro, la meccanica, l’elettronica e l’informatica per automatizzare i sistemi di produzione e semplificare il lavoro umano. Una realtà in costante evoluzione che richiede nuove professionalità e conoscenze. Secondo una recente indagine di Federmeccanica il 48% delle aziende associate afferma di non riuscire a reperire persone con le conoscenze necessarie ad un contesto più tecnologico come quello che si sta profilando, ed è la meccatronica del settore auto a risentire particolarmente di questa esigenza.
Il meccatronico è infatti la nuova figura professionale prevista dalla Legge 224/2012 (del 2013) che ha modificato la disciplina dell’autoriparazione riducendo di fatto a tre le categorie dell’autoriparatore: meccatronico (meccanico + elettrauto) carrozziere e gommista. Elettrauti e meccanici quindi sono rappresentati dalla nuova categoria dei meccatronici, resa necessaria dall’evoluzione dei veicoli a motore, sempre più regolati dall’elettronica.
Meccatronico e legge è quindi un binomio sempre più necessario perché riparare un’automobile, oggi, è un’operazione che richiede competenze teoriche e pratiche. Se inizialmente era fissata al 5 gennaio 2018 la data entro cui era necessario seguire un corso di formazione per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di meccatronico, a seguito dell’azione svolta da Confartigianato è stato approvato dalla Commissione Bilancio alla Camera l’emendamento promosso nell’ambito della Legge di Bilancio, per ottenere il rinvio del termine al 5 gennaio 2023. È prorogato quindi di cinque anni il termine per l’adeguamento dei requisiti richiesti per l’esercizio dell’attività meccatronica. Dopo la frequentazione con esito positivo dei corsi regionali di qualificazione è prevista l’immediata abilitazione all’esercizio dell’attività di meccatronico.
C’è quindi un bisogno crescente di personale qualificato, difficile però da reperire sul mercato. C’è la necessità di aggiornare senza sosta le competenze delle persone già in azienda per gestire e non subire il cambiamento, conoscenza – sapere – competenza sono le infrastrutture immateriali fondamentali per un Paese 4.0.
A questo fine, Federmeccanica ha deciso di lanciare il manifesto “Più impresa” a sostegno dell’alternanza scuola lavoro e della formazione di qualità, per sollecitare il Governo a mantenere, in particolare negli istituti tecnici e professionali, un’alternanza scuola-lavoro di 400 ore, o strumenti equivalenti, nel triennio per tutti gli studenti e continuare a garantire alle scuole direttamente interessate strumenti e dotazioni finanziarie superiori, e non inferiori, a quelle previste. È importante riconoscere il credito di imposta, o misure equivalenti, per le spese fatte dalle aziende per l’alternanza e la formazione del personale funzionale a Industria 4.0 (tecnologie, macchinari, organizzazione, modelli di business, ecc.). Secondo Federmeccanica le imprese non hanno bisogno di un’alternanza qualunque ma di un’alternanza di qualità, basata sulla collaborazione tra Scuola e Impresa in ogni fase, dalla progettazione alla valutazione dei risultati. Per il buon funzionamento occorrono quindi processi strutturati, impiego di risorse materiali e immateriali, flessibilità e capacità di adattamento di ogni attore. Tutor aziendali e Insegnanti hanno bisogno di un continuo aggiornamento e deve essere reso sistematico il confronto tra Scuole, Imprese e centri di ricerca. Tutto questo richiede un supporto normativo, amministrativo ed economico.
AIdAM, l’Associazione Italiana di Automazione Meccatronica, è nata proprio per rappresentare l’innovativo comparto industriale della meccatronica sul territorio italiano. È stata fondata nel 1999 – inizialmente era AIdA, Associazione Italiana di Assemblaggio – su iniziativa di alcuni tra i personaggi più lungimiranti e all’avanguardia del settore. Per allargare il proprio raggio di azione e meglio adattarsi a un mondo industriale in continua trasformazione, nel 2011 è diventata AIdAM. Nei 20 anni di storia associativa ci sono stati 200 iscritti. Nel corso del tempo alcuni hanno chiuso, altri hanno cambiato attività. Nel presente il mercato vive una realtà che può essere definita molto positiva: dopo un freno tra aprile e luglio 2019 si è ripreso a lavorare con prospettive a lungo periodo. Mercato interno ed esterno sta riportando risultati soddisfacenti. L’unico comparto che registra un fermo è quello dell’automotive spiega il Direttore Vacchini. Nello scenario internazionale le aziende italiane risultano seconde a pari merito con i tedeschi, rispetto al Giappone che si colloca al primo posto.
“Il mercato sta mutando. Oggetti e valori che sembravano inossidabili sono cambiati. Ovviamente anche il settore della meccatronica dovrà adattarsi alle nuove abitudini generalizzate”, afferma Vacchini.
Da osservatore privilegiato, AIdAM è in grado di tracciare un quadro fedele di quali siano i tratti distintivi delle aziende italiane di questo comparto così particolare. Le aziende italiane della meccatronica sono caratterizzate dalla capacità di risolvere i problemi produttivi dei clienti dando un supporto alla progettazione del prodotto, creando flessibilità alle macchine, anticipando a volte anche le richieste del cliente. Inoltre esse si distinguono sul mercato anche per la capacità di offrire un servizio post-vendita attento e tempestivo: in molti casi sono un vero e proprio partner nel processo produttivo, più che un semplice fornitore di macchinari. E questo rappresenta un plus strategico e di grandissima importanza. Creatività, flessibilità (anche mentale), velocità nell’elaborare soluzioni innovative per ciascuna specifica esigenza del mercato sono i motivi che posizionano il comparto italiano della meccatronica sotto i riflettori, esaltandolo anche come punto di riferimento della scena internazionale. Anche Competitività e qualità sono elementi primari per il settore meccatronico, poiché l’applicazione di tecnologie nuove e la costante innovazione si sono rivelati e si rivelano tuttora basilari per produrre macchine sempre più performanti.
Davanti ad un mercato in continua trasformazione, il settore della meccatronica dovrà adattarsi alle nuove abitudini generalizzate. Le macchine di assemblaggio, in un futuro prossimo, dovranno entrare nel mondo del noleggio. Le macchine per la produzione industriale non si compreranno più: si noleggeranno, si pagheranno mentre producono, con un chiaro vantaggio economico per i clienti che potranno quindi pensare a più soluzioni contemporaneamente. Le aziende italiane non sono pronte ad affrontare questo scenario totalmente nuovo, ma dovranno strutturarsi per affrontare questa ennesima evoluzione del mercato che porterà sicuramente, rivoluzioni produttive, finanziarie e societarie. È questo il quadro proposto dal Direttore di AIdAM.